È una storia d’amore quella che ha luogo nel piatto dove la verdura s’incontra con la carne dando vita a uno dei piatti più famosi della tradizione partenopea, trapiantata anche sull’isola d’Ischia: la menesta ‘mmaretata. La minestra maritata è un piatto antichissimo che, tradizionalmente, viene mangiato dalle famiglie ischitane durante il giorno di Santo Stefano, il ventisei di dicembre.
Il nome che le viene dato deriva proprio dal fatto che ciò che si consuma nel piatto è un vero e proprio matrimonio tra la carne e la verdura. A portare questa ricetta nel sud Italia pare che furono gli spagnoli che, nel 1300, diffusero una ricetta davvero molto simile chiamata però “Olla Potrida” e trasformata, una volta a Napoli, in minestra maritata o ancora “pignato grasso”.
La ricetta originale è custodita dalle persone più anziane che, ogni anno, a Santo Stefano la ripropongono in tavola per rinnovare questa tradizione gastronomica tra le più antiche e saporite. Cicoria, “scarulelle”, borragine e verza vengono tuffate nella pentola insieme ai migliori pezzi della carne di maiale come le salsicce o le tracchie. Insieme, tutti gli ingredienti, cuociono lentamente sprigionando il tipico profumo per tutta la casa. Alla fine risulterà un perfetto equilibrio nel gusto che al primo assaggiò avrà tutto il sapore di questa ricetta secolare.
Si comincia dalla preparazione del brodo di gallina dove viene fatta cucinare la carne; in una pentola a parte vengono cucinate insieme le verdure per poi riunire il tutto in un bel piatto da servire fumante. A parte viene fatto tostare del pane, qualcuno utilizza, invece, delle frittelle di farina di mais chiamate “scagliuozzi”; vengono poi adagiate nel piatto su cui viene versata la minestra.
Un filo d’olio a crudo è quello che ci vuole per gustare a pieno questa pietanza annoverata tra le più antiche ricette campane.
