Le uova rosse di Pasqua

Le uova rosse appartengono a una tradizione ischitana relativa al periodo pasquale. Non si tratta solo di gastronomia, ma anche e soprattutto di riti che si perpetuano, di famiglia in famiglia, ormai da secoli.
Nella settimana Santa, infatti, potrete trovare delle vecchine sedute fuori ai supermercati che, direttamente dalle campagne ischitane, vi venderanno la “rova” ossia la robbia, le radici di una pianta del genere rubiacee che nasce spontanea nei boschi ischitani e che viene utilizzata per tingere le uova di rosso.
Naturalmente potrete acquistarla a pochi euro anche nei negozi di frutta e verdura.
L’utilizzo della robbia come colorante risale sin dai tempi del Neolitico e prosegue fino all’ ‘800 quando era considerata una delle piante principali per estrarre ben tre colori: il rosso, il blu e il giallo.
Sulle tavole pasquali ischitane è quindi un trionfo di queste uova, rigorosamente sode, che vengono tinte di rosso e che vengono utilizzate anche per decorare il casatiello.
Qualche altro, invece, per colorare le uova utilizza un altro trucchetto mettendo a bollire con dell’acqua la buccia di cipolla rossa.
Le radici di robbia vengono pestate, o in un mortaio o con un matterello, poi vengono fatte bollire insieme a una manciata di sale e, naturalmente, le uova. Dopo qualche minuto, il gioco è fatto e le uova , oltre al colore, prenderanno anche un caratteristico sapore di terra.
Ciò che ha dell’incredibile è che a Patmos, in Grecia, vi è la stessa usanza. Questo dato fa pensare che la tradizione delle uova rosse tinte con la robbia potrebbe risalire ai tempi in cui i Greci abitarono l’isola, colonizzandola. Ischia è stata infatti la prima colonia greca d’Occidente.
Ad oggi, nonostante si trovino al supermercato diverse polverine per tingere le uova, qui a Ischia la tradizione resta ancora ben salda, ancorata a quelle famiglie che, da nonne a nipoti, continuano a tramandare questa bellissima tradizione antica.

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