La minestra salvagioia, una ricetta antica e segreta
La minestra salvagioia è un piatto tipico delle zone alte dell’isola d’Ischia. É un piatto antico e, a conservarne la ricetta, è la signora Mercede, che a poco più di 90 anni, ancora cucina questo piatto per i suoi cari.
La ricetta originaria è antica e segreta anche se ormai, erba per erba, è stata quasi svelata del tutto. Per elencarle tutte è necessario fare una sorta di sciogli lingua “‘u papagn, ‘a borrace, tunz e paparastiell”. Qualcuno ha poi provato a elencarle: Ereva molle, raspulillo, rapicciola, papagno, papagno de lo suonno, cardille, rapesta, fenucchie sarevatiche, borrace, tunzo, paparastiello, cardogne e cardogne molle. Sono questi i nomi del misto di erbe selvatiche che vanno cotte insieme per creare questa minestra, alla quale si aggiungono i fagioli, dalle proprietà diuretiche e digestive.
Nei momenti di carestia, questa minestra era l’unico sostentamento della famiglia che, alle pendici del Monte Epomeo, riconosceva le varie erbe tra bietola, rucola, tarassaco e erbe spontanee, e le cucinava insieme.
Oggi, sono in pochi a riproporre questa ricetta sulle loro tavole, un vero peccato considerata la bontà e l’espressione salutare di un piatto tutto ischitano. Da minestra salvagioia a minestra salvavita e la storia di un’altra donna ischitana, Sisina Di Costanzo che con il suo intruglio di erbe riuscì a salvare suo figlio da morte annunciata. Si racconta, infatti, che suo figlio nacque prima del tempo; era il 1957 e anche a Ischia arrivò la febbre asiatica e lei, incinta, ne era affetta. Il dottore le disse che per quel bambino non c’era nulla da fare, ma lei invece decise di preparare dell’orzo fresco, lo bollì insieme a un litro d’acqua e lo mescolò con del miele. Lo diede al suo bambino che, a poco a poco, si riprese.
All’epoca l’Epomeo era la terra dell’orzo, un prodotto miracoloso, così come tutte le altre erbe spontanee preparate dalla signora Mercede per la famosa minestra salvagioia.
