Luigi De Angelis

“Davanti ai suoi cieli sporchi dove si distendono coste appena luminose, come dolcemente atterrite, dipinte con un pennello sporco, quasi senza colore; davanti alle sue figure che spesso non sono che una goccia lucente di biacca schiacciata miseramente col pennello, contro un fondo appena macchiato di grigio, parleremmo quasi di una povera metafisica. […]Insomma la povera metafisica di cui parlavamo è […] il suo intimo modo di essere che gli dà coscienza e gli configura teoricamente e poeticamente il mondo: per questo la sua pittura si affida ad una primitività e ad una freschezza, spoglie dei loro usuali attributi, cariche invece di una confusa e opaca malinconia”.

Scrive così Pier Paolo Pasolini di Luigi De Angelis, l’artista barbiere che, nato a Roma nel 1883, trascorse tutta la sua esistenza sull’isola d’Ischia.

Tra le mani, Gigi, così era chiamato dagli amici, non aveva solo pettine e forbici; artista a tutto tondo, suonava la chitarra, il violino, scriveva poesie, ma soprattutto dipingeva.
Fu la veduta dal molo, lì dov’era situata la sua bottega, il primo paesaggio che fissò sulla tela , o meglio su di un foglio di carta preso in salumeria con degli acquerelli comprati dal tabaccaio. La natura ischitana s’impadronì di tutti i dipinti degli inizi, alcuni dei quali appendeva ai muri del suo salone.

Fu Hans Purrman, noto artista tedesco tra i fondatori della scuola di Matisse, il primo ad acquistare, per 200 mila lire, uno dei suoi quadri. Fu solo uno tra i primi a riconoscere l’arte di De Angelis che, con estrema semplicità, continuò a dipingere.

Nel 1929 vi fu la prima esposizione presso la “Libreria del 900” di Napoli, l’anno dopo fu invitato alla Biennale di Venezia, la prima e unica volta a cui partecipò a un’esposizione a livello internazionale. Il giornalista Paolo Ricci definì Luigi De Angelis un artista “proletario” e i suoi estimatori arrivavano da ogni parte d’Europa.

Luigi De Angelis, espose a Parigi, Zurigo, Berlino, Milano, Firenze e Genova. Tuttavia la sua arte non decretò un successo economico e si diffuse sempre più l’idea  del “barbiere d’Ischia” e pittore della domenica. Eppure, nei suoi quadri, appare l’isola così com’era un tempo: semplice, primordiale, unica.

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