Vincenzo Colucci

È un’arte semplice quella di Vincenzo Colucci, un’arte che arriva dal cuore, dalla sua famiglia, il particolar modo dal padre scenografo al teatro San Carlo di Napoli.
Fu proprio quel lavoro a portare l’intera famiglia Colucci sull’isola d’Ischia dove, il piccolo Vincenzo, terzo di cinque figli iniziò, da autodidatta, ad approcciarsi alla pittura.

Con un gessetto tra le mani iniziò a disegnare ciò che vedeva tutt’intorno a lui: i pescatori, i velieri e la natura ischitana. Fu il padre ad assecondare questo suo talento regalandogli tutta l’attrezzatura necessaria per dipingere; era solo l’inizio di una vita interamente dedicata all’arte. Si trasferì infatti a Napoli per frequentare la scuola serale di nudo; in quel periodo iniziò a vendere anche i primi quadri.

Numerose furono le amicizie che strinse in quel ambiente; tra questi Luigi Crisconio. Il servizio militare non tolse il tempo all’arte e, dopo il congedo, la casa di Vincenzo Colucci divenne un vero e proprio circolo letterario frequentato da intellettuali di alto livello come i poeti Di Giacomo e Ferdinando Russo.

Ischia, che all’epoca era frequentata da numerosi uomini d’arte, fu solo un punto di partenza; è dall’isola che partì alla volta di Francia, Olanda, America, Inghilterra, Giappone e numerose altre città anche d’Italia; tra queste Venezia che lo elesse pittore ufficiale della Repubblica del Carnaro.

La prima memorabile personale dell’artista fu a Napoli nel 1929 alla Galleria Vanessa, nel ’34, aprì una bottega d’arte sull’isola, la prima in assoluto in un’isola dall’aspetto ancora primordiale. Montale, Visconti, De Chirico, i fratelli De Filippo, furono solo alcune delle personalità che frequentarono casa Colucci contribuendo ad elevare il prestigio della sua arte.

Qualcuno racconta del Colucci come un viaggiatore che mai si allontanava dal suo cavalletto, nel ’39 fu nominato professore al Liceo Artistico di Palermo, ma fu richiamato alle armi. Dopo la guerra, riprese i suoi amati viaggi sempre in compagnia dell’inseparabile cavalletto. Nel ’68 un’operazione chirurgica nulla poté fare per guarire un grande male che, ormai, si era impadronito dell’uomo e dell’artista. Vincenzo Colucci morì il 2 ottobre del 1970.

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