La ‘ndrezzata

“Ncoppa santu Nicola alleramente
A tutt’ ‘o munno corre tanta gente
Chi cu chitarra e chi cu manduline
Vanno a vere’ lu sole a la matina
Ncoppa Santu Nicola
È na bellezza oine’
Ma quanno sponta ‘o sole so’ ccose ‘a stravedè”

Intona così il caporale che, innalzato al centro del cerchio, inizia a recitare un’antica litania accompagnata dal rumore dei bastoni che s’intrecciano con le spade al suo comando per poi dare il via alla danza vera e propria: la ‘ndrezzata.
Appartenente ormai al folklore dell’intera isola a praticare questa “danza armata” sono i cittadini di Buonopane, una frazione del comune di Barano ancora molto radicata nel suo passato.
Probabilmente di origini greche, nella danza fu riversato lo spirito bellicoso di questo popolo che armato di bastoni e spade si dava appuntamento ogni 24 giugno e ogni lunedì in Albis sul sagrato della chiesa di San Giovanni Battista, per da vita a questa meravigliosa danza. Entrambi i giorni sono legati alla figura di Giovanni Battista ma, secondo una leggenda locale, l’esecuzione del lunedì in Albis ricorderebbe il giorno in cui Moropanesi e Baranesi suggellarono la pace tra loro.

Quello della ‘Ndrezzata è un unicum tra i balli popolari della Campania e, oggi, viene eseguita durante ogni festa ischitana soprattutto nel versante più alto dell’isola. In passato la danza non era preceduta dal canto introduttivo e nemmeno dal recitato: i danzatori entravano in scena si disponevano secondo l’ordine e al comando del primo danzatore cominciavano a ballare incrociando tra loro con misura cadenza e tempo dettati dalla musica spade e bastoni.
A eseguire la danza sono solo gli abitanti di Buonopane, i “moropanesi” che tramandano entusiasmo e movimenti di padre in figlio. I danzatori vestiti di bianco con fasce giubbe e berretti o rossi o verdi colori che al bianco furono aggiunti, secondo quanto si racconta, da Angelo Rizzoli che volle rendere la danza più italiana. Con ogni probabilità, il canto intonato dal caporale ricorda un antico canto che accompagnava le scampagnate verso l’Epomeo dove, ancora oggi, si trova l’eremo di San Nicola.

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