Un tempo l’isola d’Ischia doveva difendersi di continuo dalle incursioni nemiche. Saraceni e pirati approdavano sulle nostre coste per le loro scorrerie rendendo schiave le donne ischitane e rubando i loro averi.
La cittadella costruita su al Castello Aragonese, accoglieva tutti gli ischitani che lì si rifugiavano quando dall’alto del Maschio venivano avvistate le navi nemiche. Le sue mura erano invalicabili, olio bollente veniva gettato sui nemici dalle feritoie ancora ben visibili.
Stessa cosa avveniva a Forio. Non a caso viene ancora oggi chiamato il comune turrita per la presenza di più di 13 torri ancora oggi visibili. La più importante era, per la sua posizione strategica, ed è, per il suo ruolo di impianto museale, il Torrione. Ben evidente, arrivando verso Forio, la sua costruzione a pianta circolare e gli orli tipici delle torri. Da lì lo sguardo domina su tutta la zona portuale di Forio così da avvistare in tempo eventuali attacchi dei nemici. Al piano inferiore venivano depositate le scorte alimentari e d’artiglieria mentre, al primo piano, c’erano gli alloggi della guarnigione. Lì, dove c’era possibilità di approdo, c’era anche il rischio d’incursioni nemiche.
Fu così che per difendersi, in prossimità di quei luoghi, nacquero altre torri come quella di Monte Vico, costruita anch’essa per volere di Alfonso d’Aragona intorno al XV secolo e inglobata, oggi, nel cimitero locale. Stessa cosa è avvenuta a Testaccio dove un’altra torre venne fatta costruire per dominare il mare dei Maronti.
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