La sua isola è stata la sua ispirazione, è qui, a Ischia che Anielloantonio Mascolo operò fino alla morte lasciandosi guidare dalle suggestioni che solo una vita vissuta in messo al mare la può dare.
In vita, il suo modo di fare arte, fu paragonato dal giornalista nonché critico Paolo Ricci, ad Henri Matisse; come lui amava infatti il realismo delle forme appiattite.
I suoi bianchi e i suoi neri non perdono il dono della luce; nonostante i colori essenziali, le scene che il Mascolo predilige appartengono alla tematica della vita quotidiana, quella di campagna con la vendemmia e quella del mare con i suoi pescatori che tirano le reti.
Con le sue opere partecipò alla Biennale di Venezia nel 1984 e nel 1952; successivamente, approdarono anche alle quadriennali di Roma. Essenziali i racconti letti attraverso i suoi quadri dove protagonista è la storia della gente di Ischia e i suoi splendidi e antichi paesaggi.
La sua bottega era situata al centro del Borgo di Celsa la stessa zona di un altro grande artista che è Mario Mazzella. “Quando scolpisco, – questa una delle sue frasi che meglio rappresenta le sue opere – il mio soggetto è il popolo”.
