“Peperone”; è con questo pseudonimo che è conosciuto l’artista ischitano Michele Petroni (1940 – 2011). Il suo modo di fare arte è davvero unico così come unica è l’interpretazione che diede della sua Forio. Spesso utilizzava l’arte per esaltare le bellezze, ma anche per denunciare le ipocrisie rinunciando, però, a far politica andando quindi a privilegiare la poesia.
Dalle sue tele fuoriesce prepotentemente la vera identità di Forio, il comune turrita, una dichiarazione d’amore dell’artista, nel bene e nel male. Scarna la biografia dell’artista che, da bambino, trascorreva il suo tempo libero a lavoro, per aiutare la sua famiglia.
Mentre gli altri ragazzi della sua età si dedicavano al gioco lui, li osservava da lontano desiderando di correre contro il vento per far volare un aquilone; quest’oggetto, così come racchette, biciclette e palloni compariranno improvvisi sulla tela come fossero lì a disposizione di tutti, di chiunque abbia il desiderio di giocare.
È il disincanto che traspare dalle opere di Peperone; dai collage degli esordi, che lo vedono ritagliare piccoli pezzi dalle stoffe della mamma sarta, alle tele.
Da tutte le sue opere traspare l’amore per la vita e per la sua Forio che ritrae in tutti i suoi momenti di vita quotidiana; la chiesa del Soccorso, le processioni della tradizione foriana, quelle legate alle festività pasquali e quelle carnascialesche.
La sua è necessità di ricordare, di conservare nella memoria, quei luoghi ormai scomparsi a causa della speculazione edilizia. “Peperone – è un naif, l’unico pittore naif dell’isola d’Ischia” è questo il ritratto dell’artista fatto dal critico isolano Pierpaolo Zivelli anche se, di fatti, è stato difficile collocare la sua arte in una corrente artistica ben preciso.
Di lui ci resta, tuttavia, l’innocenza di un animo puro ritratto sulla tela.
