Vilhelm Bergsoe

Vilhelm Bergsoe e Ischia

Fu Casamicciola la patria di elezione di Vilhelm Bergsøe, scrittore danese, che amò l’isola d’Ischia fin dalla fine del 1800. Tale fu l’incanto suscitatogli dall’isola che fu scenario di due delle sue storie più belle “La pietra cantante” e “La famiglia fortunata”.

Lo scrittore alloggiò in quel di Casamicciola all’albergo Piccola Sentinella; da lì partiva per escursioni in montagna, passeggiate e per curare i suoi malanni alle vicine terme de La Rita. È Paul Buchner, nel libro dal titolo “Gast auf Ischia”  a raccontare come Bergsoe curò la gotta che, da anni, gli arrecava fastidio.
Fu un casamicciolese, un tale Patrizio, a condurlo allo stabilimento La Rita, attivo sin dal 1866.

Lo scrittore descrive tutto il percorso compiuto da Bergsoe sul dorso di un asinello. Era comune, infatti, tra gli abitanti, spostarsi per l’isola a cavallo o su di un asino. Usanza che è stata ripristinata da un gruppo di giovani che conducono, ancora oggi, turisti e ischitani sulla cima dell’Epomeo a dorso di un cavallo.

«Dopo aver tirato fuori il recipiente, – si legge nel libro – lo pulì all’esterno, lo pose vicino a me su uno sgabello e mi disse di spogliarmi fino alla cintola. All’improvviso mi prese il braccio malato e lo immerse completamente nella massa bianca d’argilla. Era così bollente, che per il terribile dolore urlai e credetti che il mio braccio bruciasse». Dopo un quarto d’ora glielo tirò fuori, per poi bendarglielo e consigliargli di tornare l’indomani quando si accorse che i dolori erano completamente scomparsi.

Durante il suo soggiorno sull’isola, Bergsoe si arricchì delle tante storie e leggende popolari che raccoglieva tra i contadini e i pescatori del posto. Due tra queste è possibile leggerle grazie alla casa editrice Imagaenaria che ha tradotto il testo in italiano rendendolo fruibile a tutti. La novella dal titolo “La Pietra cantante” fu pubblicata dallo stesso Bergose nel 1874, tra le sue pagine si legge di Ischia, principalmente di Casamicciola, luogo in cui soggiornò nell’estate del 1867.

Nella fiaba si legge delle sue escursioni, alcune delle quali compiute con Henrik Ibsen, attraverso il “Cammino dei Mori” e la “Valle dei Tamburi”, e degli usi e costumi di un popolo che all’epoca viveva di terra.

L’altra opera di Bergsoe ambientata qui sull’isola s’intitola “La famiglia fortunata” dove, al centro, troviamo la storia del “monacello” uno spirito domestico che se non manda in miseria, arricchisce. A trovarsi fortunato è infatti Felicetto, sua moglie Restituta, tipico nome ischitano, e i loro tre figli, Filippo, Giovannina e Anninia.

Non pensate però a una fortuna materiale, quel di cui parla il nostro scrittore è la fortuna di vivere in un posto dove la terra è particolarmente generosa e dove il sole sembra splendere di più.

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