Vittoria Colonna

Passeggiando sul Castello Aragonese, chiudendo gli occhi e lasciandosi accarezzare dal vento, è ancora possibile sentire l’animo della poetessa Vittoria Colonna che lo abitò durante il corso del Rinascimento per circa trent’anni, dal 1509 al 1536.
Lì, prima con il suo Ferrante D’Avalos e poi sola con il suo dolore di vedova, scrisse alcune tra le sue poesie più famose lasciandosi ispirare dal volo dei gabbiani e dal rumore del mare che s’infrangeva sul suo Castello.

Donna appassionata alla cultura e all’arte, si racconta, ma pare che sia solo una leggenda, che intrattenne una relazione fatta di sguardi con Michelangelo Buonarroti che dalla torre detta, appunto di Michelangelo, posta proprio di fronte al Castello Aragonese la guardava sospirando.
Qualcuno, addirittura, ipotizza la presenza di un tunnel sottomarino che collegasse le due strutture favorendo l’incontro tra i due amanti. Pare che però Michelangelo non approdò mai sull’isola e che in realtà fosse omosessuale.

Il tema dei sonetti composti nell’arco di questi trent’anni è prevalentemente l’amore e il lutto per aver perso il suo sposo Ferrante D’Avalos. Le rime di Vittoria Colonna non furono mai stampate ma circolavano tra gli amanti del genere in codici manoscritti che donava ai suoi amici.
Gli studiosi non sono riusciti a dare una cronologia esatta ma usano distinguere le rime di Vittoria Colonna in rime spirituali ed amorose.

La vita degli isolani si svolgeva tutta sul Castello Aragonese, alla corte di Vittoria Colonna, che si lasciava ispirare dalla incredibile natura che la circondava e dai suoi mutamenti nei quali racchiudeva ora la gioia di quella vita, ora la tristezza di aver perso il suo amato.

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