L’Acquedotto Romano – I Pilastri

Acquedotto Romano Ischia - I Pilastri

Percorrendo il confine tra il comune di Ischia e quello di Barano vi troverete dinanzi a una massiccia opera in pietra lavica che attraverserete immaginando che un tempo, quegli archi di ispirazione romana, che compongono l’acquedotto romano, detto dei Pilastri, vennero accolti a festa e con grandi sacrifici, necessari per ottenere acqua potabile anche nelle zone più distanti dalla fonte di Buceto.

Era il 1590, gli abitanti dell’isola si concentravano quasi tutti nel borgo di Celsa e, dopo la scomparsa della fonte di Cartaromana, non disponevano dell’ acqua potabile. Fu il cardinale Antoine Perrenot de Granvelle , vicerè di Napoli, a concedere all’isola delle immunità così da poter raccogliere del denaro che avrebbe portato alla costruzione dell’acquedotto.

In quegli anni, governatore dell’isola era Orazio Tuttavilla e fu lui a scavare le fondamenta all’interno della collina dello Spalatriello così da fare arrivare l’acqua a Ischia Ponte.

Tuttavia, questa soluzione fu temporanea, dopo 80 anni il borgo rimase ancora una volta senz’acqua. L’opera fu dunque ripresa sotto il vescovado di Girolamo Rocca che volle ispirarsi agli acquedotti romani; difatti l’acquedotto viene associato ancora oggi ai romani pur essendo stato realizzato tra il XVII e il XVIII secolo.

Gli isolani dovettero fare enormi sacrifici, tra tutti sostenere una gravosa tassa sui cereali. Nel frattempo, pietre pomici risalenti dall’ultima eruzione del 1302 andavano a comporre questi due ordini di archi sovrapposti che, visti dall’alto, sembrano dividere in maniera netta il comune di Barano da quello di Ischia.

L’evento fu celebrato da una lapide in marmo che, ancora oggi, adorna la facciata principale del Museo del Mare. “A Dio Ottimo Massimo – si legge – i decurioni ischitani diedero ai cittadini, perché ne usassero e godessero l’acqua derivata da pubbliche spese dalla sorgente di Buceto al quarto miglio, ed ornata di una vasca di travertino e diretta verso sì grande torre, ove si tenevano le adunanze ed aggiuntovi l’orologio. Anno 1759“.

Naturalmente, oggi, non ci si serve più della sorgente di Buceto per abbeverarsi, salvo qualche ischitano che va a raccogliere l’acqua dalla fontana pubblica situata nella parte alta di Fiaiano.

Quell’ingente opera di ingegneria idraulica è uno degli esempi del genio dell’uomo che ha saputo sfruttare l’abbondante natura per migliorare la propria vita.

INDIRIZZO
L’Acquedotto Romano – I Pilastri
Via Acquedotto
80077 Ischia NA

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