Tra l’architettura prevalentemente mediterranea della costa, spostandoci verso la zona alta dell’isola troviamo antiche e caratteristiche case di pietra a testimonianza che nell’entroterra ischitano, ad avere la meglio è la cultura contadina.
Lungo tutto il versante meridionale sono presenti queste case di pietra, insediamenti rurali dall’architettura primitiva presente non solo a Ischia ma anche in Sicilia, in Puglia, in Basilicata e a Creta.
Dopo una serie di terremoti dovuti ad assestamenti tettonici grossi massi di pietra lavica si staccarono dall’Epomeo rotolando lungo i vari versanti verso valle.
Questi, scavati con dovizia di particolari al loro interno divennero prima rifugi per proteggersi dalle scorrerie dei pirati saraceni e turchi e poi, furono adibite a case.
Per chi crede alla leggende fu il gigante Tifeo, costretto da Zeus a sostenere sopra di sé l’isola che, scuotendosi per liberarsi dalle catene, fece cadere questi massi. L’occhio attento può ancora vedere queste case di pietra fra il Ciglio, Panza, la Falanga.
Voce autorevole è quella di Paul Buchner che descrisse l’incanto delle case di pietra nel 1939 in un articolo sul rotocalco tedesco “Natur und Volk”.
Il suo è un vero e proprio itinerario che inizia dalla zona della Falanga dove su di un lato di una casa di pietra è riportata una data 1666. Al suo interno ogni comodità scavata dal piccone: un armadio a muro, un camino e una cisterna. «Non si trova quasi mai – scrive Buchner – una roccia, di cui in qualche maniera non ci sia mai serviti».
Buchner continua il suo itinerario lungo il Rione Bocca e sul monte Corvo dove le case di pietra si trovano in mezzo alle viti.
Una è la Pietra Mosca l’altra è la Chiesa di Santa Maria del Monte. La sua passeggiata alla ricerca di case di Pietra continua verso Casamicciola e Lacco Ameno trovandone alcuni esemplari presso il Ciglio.
