«Il legno da cui è intagliato Pinocchio è l’umanità», è questa una frase di Benedetto Croce che l’artista ischitano Mariolino Capuano ripeteva quasi in ogni intervista. Non è un caso che vi si citi Pinocchio; il protagonista della favola di Collodi è, infatti, simbolo di Capuano, onnipresente nella sua arte.
Nato a Forio appartenne alla corrente del concettualismo; padrone della tecnica e della composizione le sue opere sono esempio di un’arte studiata e consapevole. Erano i primi anni dell’ ’80 che Capuano tornò a sperimentare tra china e cera prediligendo i colori acrilici. Sempre gli anni ’80 lo videro partecipare a numerose rassegne pittoriche, per alcune delle quali vinse anche numerosi premi.
Motivo ricorrente sarà sempre Pinocchio, il burattino di legno più famoso tra grandi e piccini, un pretesto per esprimere attraverso l’arte, le ansie e le inquietudini dell’uomo. Forio è sede del suo studio; la prima volta che colorò una tela fu all’età di 7 anni.
In quegli anni Forio, in modo particolare il Bar Internazionale di Maria Senese, era crocevia di numerosi artisti la cui storia affascinò Mariolino. A 15 anni insieme a un altro grande artista dell’epoca, Bolivar, prese parte per la prima volta a una collettiva d’arte.
La vita lavorativa lo portò lontano da casa, su mari lontani, ma presto Mariolino ritornò nella sua isola dove aprì un negozio. Non riuscì a stare troppo lontano dall’arte e così, riprese a dipingere e, dagli anni ’80, cominciò a partecipare a numerose mostre.
Gli oggetti riproposti dalle tele sembrano fuoriuscirvi tale è la minuzia con la quale l’artista li andrà a riproporre; le citazioni letterarie troveranno sempre spazio nelle opere del maestro fino a diventare parte integrante dell’opera.
