Itinerario dell’architettura Ischitana

L’architettura ischitana è prevalentemente mediterranea. In alcune zone quest’ aspetto si manifesta in maniera preponderante come nelle coperture a volta nei colori pastello di cui sono tinteggiate.
Gli ischitani, alle origini, lavorarono grossi massi di tufo per poi abitarli. Alcuni di questi esempi sono ancora presenti soprattutto nelle zone alte dell’isola dove si cela ancora la parte più autentica della popolazione. Una di queste è infatti la casa del troglodita che, situata lungo la strada che conduce da Serrara  a Panza risale probabilmente al XVIII secolo.
Ed è proprio dalle origini che parte il nostro itinerario, da quelle case di pietra disposte lungo i sentieri dell’entroterra ischitano.
Passeggiando, infatti, fra le zone del Ciglio, di Panza, della Falanga è possibile vedere alcuni di questi esempi. Un tempo non erano nient’altro che grossi massi di pietra lavica che, staccati dall’Epomeo, dopo una serie di terremoti dovuti ad assestamenti tettonici vennero scavati all’interno e poi occupati come rifugio o come vere e proprie abitazioni. Al loro interno gli ambienti sono ben divisi ed è ancora possibile notare dei ganci appesi al soffitto per mettere in salvo dagli animali le provviste.
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Architettura completamente diversa la ritroviamo invece sulla zona costiera, in particolar modo nella frazione di Sant’Angelo, un antico borgo di pescatori la cui architettura lo fa assomigliare a un piccolo presepe in riva al mare.
Proseguendo il giro dell’isola, si approda nel comune di Barano dove resta qualche tetto a cupola, diffusissimi negli anni ’50. È proprio su quei tetti che è nata la famosissima “vattut’ e l’astrec” una danza popolare che vede i suoi natali proprio nel comune collinare di Barano dove alla base vi era il procedimento di battitura del tetto.
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Oltrepassato l’acquedotto romano, chiamato anche i pilastri, siamo di nuovo nel comune di Ischia e, una bella passeggiata per conoscerne qualcosa in più sull’architettura è senza dubbio quella che porta dal porto d’Ischia al borgo di Ischia Ponte. I colori pastello delle abitazioni, la tipicità del villaggio dei pescatori che ricorda, per le persiane azzurre e per la vicinanza del mare, la Grecia, portano al belvedere del Miramare e Castello dove salta all’occhio il Palazzo Malcovati detto anche “Lo Scuopolo” originario del XVI secolo. Entrati nel borgo di Celsa non sorprendetevi se dalle finestre più alte dei palazzi qualcuno calerà un “panaro” un cestino, la maggior parte dei palazzi  non sono dotati di ascensore, si tratta, infatti, di palazzi antichi.
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Infine è da menzionare l’agglomerato urbano del comune di Forio. La particolarità di alcune abitazioni è nel fatto che sono state costruite all’interno di alcune torri poste a difesa di un territorio continuamente invaso da Turchi e Saraceni; l’unica che è rimasta nel suo impianto originario e funge oggi da luogo deputato alla cultura è il Torrione. Se poi vi manca il tempo di percorrere un giro dell’isola recatevi nella galleria d’arte di Mario Mazzella, ci sarà Luca, l’unico figlio dell’artista che, mostrandovi i quadri di suo padre, vi darà molte informazioni sull’architettura dell’isola riprodotta fedelmente da questo grande artista ischitano.

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